Alfasud Berlina
1972 - Entrata in produzione
- Dopo l'anteprima al salone di Torino - novembre 1971 - l'Alfasud berlina quattro porte viene messa in vendita al pubblico nel giugno del 1972. Questa distanza temporale dalla presentazione alla commercializzazione darà luogo alla più disparate illazioni circa la qualità della macchina e la sua messa a punto, molto semplicemente la fabbrica INCA di Pomigliano d'Arco ha sofferto di molti ritardi di avvio della linea produttiva.
Le caratteristiche di questo modello come abbiamo visto sono di prim'ordine: quattro cilindri boxer di 1186 cc, concepito, per la prima volta in Alfa Romeo, facilitandone la manutenzione - vedi ad esempio la regolazione delle valvole con chiave a brugola. Il motore è alimentato da un unico carburatore monocorpo - Solex e in pochissimi casi Dell'Orto - che permette al motore di sviluppare 63 CV SAE - all'epoca l'Alfa usava l'irreale scala DIN per far sembrare potente il piccolo 1.2 con i suoi 73 cv - e 8,5 kgm a 3500 giri. Un motore come rileveranno anche le riviste specializzate, a cui piace girare in alto e con poca ripresa, anche a causa del cambio: un quattro marce, scelto per ragioni economiche. Tuttavia con soli 830 kg - 30kg in più rispetto alle idee di Hruska - l'Alfasud raggiunge una velocità massima di 150 km/h, la 1.200 più veloce in circolazione. Discreta la frenata: l'auto ha quattro freni a disco, ma il comando è caratterizzato da una certa durezza di uso, infatti le prime Alfasud non hanno il servofreno.
Un esempio tipico della politica commerciale Alfa Romeo di quegli anni lo vediamo nella misura degli pneumatici: 145 SR 13 sono standard, optional i 165/70 SR 13. In realtà tutte le Alfasud uscivano da Pomigliano con i pneumatici barra 70, questo era solo un artificio per mantenere il prezzo di acquisto più basso. Come abbiamo visto l'Alfasud era nata con i 165.
In ogni caso tutta la dotazione è scarsa: mancano il contagiri e l'indicatore della temperatura dell'acqua, i sedili sono rivestiti solo in skai e il pavimento in gomma. Pompetta lavavetri a mano e niente lunotto termico. Unica chicca il volante regolabile in altezza. Merita una menzione anche il devioluci tra i primi esempi al mondo a leve multifunzione (la normalità oggi). Infatti mentre la leva di sinistra comanda l'illuminazione (fari, frecce, lampeggio...) quella di destra unisce il tergicristallo, il ventilatore interno e il clacson (scomodissimo però).
Alfa Romeo decide di accantonare, almeno per il momento la versione due porte, benché molte immagini pubblicitarie siano già circolate. La rivedremo l'anno successivo, più sportiva, appariscente e soprattutto con un nuovo nome: ti.
Nel giugno 1972 l'Alfasud è in vendita nei concessionari di tutta Italia. L'accoglienza è entusiastica, la clientela impazzisce, tutti vogliono l'Alfasud. l'Alfa Romeo viene sommersa dagli ordini, i concessionari confidano nelle parole dei suoi rappresentanti che contano di far uscire dalla INCA 1000 vetture al giorno. Come vedremo le cifre saranno ben lontane da quelle predette.
Negli anni successivi vengono fatte le prime modifiche in base alle richieste di mercato. Vengono finalmente introdotti gli accessori che la clientela chiede a gran voce, sulla scia dei miglioramenti fatti sulla ti. Lunotto termico, poggiatesta, accendisigari, contagiri e soprattutto servofreno sono ora disponibili. Dal mese di novembre vengono installate trombe bitonali di serie. Nel 1974 vengono cambiati i tergicristalli, ora sono neri, come nella ti e non più cromati. Anche la scatola guida viene aggiornata con l'adozione della guida elasticizzata per eliminare le vibrazioni allo sterzo.
1975 - la Lusso e la Giardinetta.
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Nel 1975 viene lanciata la versione Lusso della Alfasud la "L". Gli accessori di serie della dotazione sono: contagiri, lavavetro elettrico, posacenere nelle portiere posteriori, comandi riscaldamento illuminati, plancia imbottita ed un vano portaoggetti. I sedili hanno gli appoggiatesta e sono ricoperti in velluto, il pavimento è coperto da moquette. Esternamente vengono adottati nuovi paraurti con rostri, ed alcuni profili cromati in più tra cui quello nei sottoporta e sul cofano bagagli. Da questo momento in poi la versione base, che rimane in produzione, verrà definita N da Normale. Per entrambi esternamente scompaiono le borchie grandi in metallo, vengono adottate solo piccole coppette che lasciano scoperti i dadi ruota.
Altra novità del 1975 è la Giardinetta, la prima station wagon (secondo la moderna denominazione) realizzata in Alfa Romeo. I precedenti esperimenti infatti, quali Giulietta e Giulia Promiscua furono costruite in piccoli lotti presso il carrozziere Colli. L'Alfasud Giardinetta al contrario è costruita sempre a Pomigliano d'Arco. La giardinetta ha il solito 1200 cc da 63 cv benché il peso sia di molto aumentato rispetto alla berlina (915 Kg in ordine di marcia). La vettura, realizzata sfortunatamente solo in due porte, cosa che ne limiterà di molto la diffusione, è stata realizzata aumentando la lunghezza totale (3.93 metri) ed incrementando la capienza massima di trasporto fino a 1300 litri. Notevole la finitura degli interni, brillanti ancora oggi, coperto da pannelli in legno artificiale. Vedremo in seguito come le ricerche progettuali della giardinetta, soprattutto per quello che riguarda la rigidità torsionale, verranno poi adottate nelle serie col portellone.
Nel 1976 arriva finalmente anche sulla berlina la quinta marcia. Nasce per questo l'Alfasud 5m. La dotazione interna ed esterna è la stessa della "L". L'unica differenza è nella piccola striscia identificativa sul montante posteriore che reca la dicitura 5m (la N avrà il classico biscione). Sempre nello stesso anno una importante modifica viene introdotta: Alfa Romeo, per migliorare rigidità strutturale e soprattutto resistenza alla ruggine, aumenta lo spessore della carrozzeria da 0,6 mm a 0,8 mm.
1977 - l'anno della Alfasud Super, la II serie.
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Per rinnovare l'immagine dell'Alfasud, distrutta dal problema ruggine, vengono messi in atto dei provvedimenti per migliorare la durata della carrozzeria. Vengono adottati nuovi particolari zincati (anche detti zincrometal), il fondo è ricoperto di PVC, il fissaggio del parabrezza e del lunotto avvengono ora con classica guarnizione in gomma (benché le primissime Super abbiano ancora i vetri incollati). Una fortunata pubblicità la definirà: "Nata per stare all'aperto".
Allo stesso tempo, sempre per cambiare l'immagine della vettura, viene fatto un piccolo restyling: all'esterno troviamo nuovi paraurti - con un inserto in gomma più grande - un nuovo convogliatore d'aria sul cofano - che ha lo scopo di migliorare la ventilazione interna - la griglia di sfogo dell'aria viene verniciata in nero. Per uniformarsi al nuovo codice della strada italiano vengono adottate inoltre indicatori di direzione anteriori arancioni invece che bianchi (modifica già prevista dall'inizio della produzione per i modelli destinati all'estero). Anche all'interno assistiamo ad una serie di modifiche rilevanti: troviamo un nuovo cruscotto con strumentazione a fondo blu, un nuovo volante e un nuovo pomello del cambio in finto legno (di scarsa qualità, nei modelli giunti a noi sono ormai irrimediabilmente bianchi). I sedili sono rivestiti con nuovi tessuti bicolore - con accostamenti non sempre riusciti - a seconda del colore esterno, come i pannelli porta sono ora rivestiti in tessuto.
Viene allargata anche la scelta motoristica: oltre al solito 1.2 viene adottato anche il 1.3 (1286 per l'esattezza della Alfasud Sprint), ma ridotto di potenza grazie all'adozione di un carburatore monocorpo. Le velocità è di 169 km/h. Dopo pochi mesi, come è stato per la ti, il 1350 sostituisce il 1286, sempre alimentato con un carburatore monocorpo. Alla fine del 1979 è disponibile anche il Italia - visto che è già previsto per l'estero dove è molto richiesto - il 1490 depotenziato della Ti. Immune dalla maggior parte di questi cambiamenti la N, che per mantenere un basso presso di acquisto, continuerà ad adottare plancia, strumentazione, interni della prima serie.
1980 - il secondo restyling, nasce la III serie.
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Nel 1980 l'Alfasud è una macchina ancora validissima, benché siano passati già diversi anni dalla presentazione. Per questo l'Alfa decide di intervenire nello stile della linea proponendo un aggiornamento "home made" per consegnare agli anni Ottanta una auto nuova. La plastica nera la fa da padrone, ma in maniera diversa rispetto alla serie 78, qui è più armonizzata e meglio si integra con le linee di Giugiaro. Saltano subito all'occhio i nuovi paraurti in plastica nera, un nuovo frontale e finalmente spariscono sotto una mostrina in plastica le orribili cerniere del portabagaglio. Sempre posteriormente cambiano i gruppi ottici ora estesi fino sopra al cofano dove trovano posto le luci di retromarcia e i retronebbia.
Sui montanti posteriori i miseri adesivi che caratterizzavano le versioni dalla ti in poi vengono sostituiti da due elementi in metallo con il simbolo dell'Alfa Romeo. Tutto quello che prima era in metallo diventa in plastica, ne sono esempio le maniglie porta e lo specchietto retrovisore. Anche i cerchi ruota sono nuovi: vengono adottati quelli della Giulietta, con pneumatici tubeless.
L'interno mostra ancora più modifiche: nuovo il cruscotto, all'altezza del marchio - modificate le bocchette di areazione, i comandi del riscaldamento e gli interruttori sulla plancia - nuovi sedili più grandi e confortevoli volti a migliorare la vita a bordo. Una caratteristica intelligente dei sedili posteriori, oggi adottata dalla più parte dei costruttori, è "botola" dietro il bracciolo posteriore che permette di trasportare oggetti lunghi come ad esempio gli sci.
I motori sono gli stessi disponibili già dalla Super ovvero: 1.2, 1.3, 1.5. Un piccola serie limitata viene presentata alla fine del 1980: l'Alfasud Valentino, realizzata dalla omonima casa di moda italiana. Sparisce, dopo che i clienti gli hanno rovinosamente voltato le spalle, la Giardinetta. Raccoglierà la sua eredità la tre porte.
1981 - L'Alfasud con portellone.
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Dopo un anno dal restyling del 1980, l'Alfa Romeo, su pressione dell'ufficio marketing, offre finalmente la versione a tre porte. La base di progettazione è la stessa della giardinetta, ovvero una fascia di irrigidimento all'altezza delle sospensione posteriori per compensare la mancanza della paratia dietro i sedili posteriori. Verrà inoltre saldata la parte posteriore della fanaleria, il portellone infatti avrà la battuta all'altezza della targa. Il costo di questi irrigidimenti saranno di 25 kg di peso in più rispetto alla quattro porte.
I motori sono i noti 1.2, 1.3 e 1.5. Sempre nello stesso anno l'Alfa Romeo, nella scia del risparmio energetico, decide di allungare i rapporti al cambio. La riduzione del consumo (circa il 13%) è ovviamente il vantaggio della perdita si spunto e accelerazione. Nel 1982, a un anno dalla presentazione della sostituta Alfa 33, fa il suo ingresso sul mercato una versione a cinque porte.
Questa è l'occasione per proporre due nuove versioni della gamma, agli antipodi una dall'altra: la base Alfasud Junior e la superaccessoriata Quadrifoglio Oro. L'Alfasud Junior è l'unica versione a quattro porte rimasta dotata del classico 1186 cc monocarburatore monocorpo. Questo modello è caratterizzato da una striscia decorativa rossa, arancione e gialla e dall'adesivo sul cofano bagagli "Junior". la dotazione è ridotta all'osso: niente poggiatesta anteriori, orologio digitale, vetri atermici, bracciolo posteriore. L'Alfasud Quadrifoglio Oro è al top invece; dotata del 1490 cc da 95 cv offre un equipaggiamento di lusso. volante e pomello del cambio sono ad effetto legno, la tappezzeria è in velluto beige, sono di serie i tergifari anteriori, il tergilunotto e la vernice metallizzata è di serie (a disposizione il grigio chiaro, verde acqua e bronzo). Oltre che per la dotazione la Quadrifoglio Oro è immediatamente riconoscibile per la griglia del radiatore grigia, gli indicatori di direzione bianchi e per i cerchi bicolore.
Le altre Alfasud a cinque porte saranno contraddistinte dalla S per "Super" e da SC per "Super Comfort" coniugate in 1,2 S (5-porte), 1,2 SC (5-porte), 1,3 SC (3 e 5 porte), 1,3 SC (5-porte), 1,5 SC (3-porte) e 1,5 QO (5-porte). Dopo 12 anni di produzione e migliaia di vetture prodotte nel 1983 l'Alfa Romeo presenta l'Alfa 33 e ferma la produzione della berlina.